Il World Press Photo 2011 fra arte e attualità

Originariamente pubblicato su Globalist.it.

Chi non ha visto l’anno passato l’immagine di Bibi Aisha, la diciottenne afgana cui per la legge talebana è stato tagliato il naso dal marito per essere fuggita dalla casa dello sposo che la maltrattava? Una fotografia che, pubblicata sulla copertina del Time, ha incarnato la missione americana di esportare libertà e democrazia nel mondo. Quella foto, scattata dalla fotografa sudafricana Jodi Bieber ha vinto il World Press Photo 2011, il più prestigioso premio dedicato al fotogiornalismo internazionale di razza, ovvero quel giornalismo capace di rappresentare un problema, una situazione o evento di grande importanza giornalistica, e fa questo in un modo che dimostra un eccezionale livello di percezione visiva e creatività. Una giuria di esperti sceglie ogni anno un’immagine capace di sintetizzare una storia, di raccontare l’attualità attraverso la forza testimoniale dell’obiettivo fotografico. Dove la perspicuità dell’immagine è funzionale a mettere in atto una riflessione profonda sul mondo che viviamo. Un premio prestigioso che, nelle sue ultime edizioni, è sempre più in bilico fra giornalismo e arte.

In effetti a guardare le immagini dei fotografi vincitori, che sono in mostra fino al 4 gennaio 2012 al PAN di Napoli, viene da chiedersi dove sia il confine fra la fotografia d’arte e quella documentaria.

Se già nel 2009 aveva vinto una prospettiva vicina a quella artistica, con il conferimento del primo premio a Piero Masturzo e alle sue immagini dotate più di perfezione estetica che di immediatezza documentaria, quest’anno è forte fra i premiati la prospettiva del fotogiornalismo classico, quello il cui imprescindibile è l’intreccio fra rilevanza degli eventi e forza del racconto contenuto nell’immagine. Eppure il confine fra arte e documentazione, vuoi per i mezzi che spesso sono gli stessi, vuoi per la cultura fotografica ampiamente circolante, appare sempre più labile: nelle immagini dei cinquantacinque fotografi vincitori, racchiuse nelle nove sezioni, Vita quotidiana, Protagonisti dell’attualità, Spot News, Notizie generali, Natura, Storie d’attualità, Arte e Spettacolo, Ritratti e Sport, la sovrapposizione fra funzione documentaria e visione artistica è costante.

Ad esempio non possiamo non notare la prospettiva da genere classico del ritratto nelle immagini di Andrew McConnell, primo premio nella categoria ritratti. Questi, per documentare la situazione di vita del popolo Saharawi, in costante lotta per l’indipendenza dal Marocco nelle ultime colonie, mette i suoi protagonisti in posa statica nelle ultime postazioni nel deserto ala ricerca dell’armonia compositiva. La foto d’arte riecheggia nelle immagini di Amit Sha’al, primo premio per Arti e Spettacolo, e la sua scelta di raccontare la città di Israele che si avvale della sovrapposizione di foto d’archivio sulle location originarie. Nella serie intitolata Altneuland, uno scatto del Muro del Pianto nel 1967, perfettamente sovrapposto alla visione attuale, non puà non risentire della lezione concettuale del fotografo americano degli anni Sessanta Kenneth Josephson.

Se nel 2009 il primo premio per People in the News fu vinto da un giovane fotografo italiano, Piero Masturzo, – che per rappresenta la critica al regime in Iran, aveva catturato le urla delle donne sui tetti di una Teheran affascinante quanto magica e di notte e di stelle – quest’anno fra i premiati si trova un gruppo nutrito di fotografi nostrani: Fabio Cuttica, Davide Monteleone, Riccardo Venturi, Massimo Berruti, Marco Di Lauro, Ivo Saglietti, Daniele Tamagni, Stefano Unterthiner. Il più estetico è certamente il lavoro di Venturi, primo premio nella sezione Notizie Generali, che cattura un incendio in un antico mercato di Haiti post- terremoto, in un bianco e nero saturo e profondissimo che risente della tradizione della fotografia italiana d’arte sensibile ed evocativa – per capirci di un Mimmo Jodice. Interessanti, poi, sono le prove di Fabio Cuttica che documenta il genere del narco-cinema di serie B e Davide Monteleone che, nella sezione Arti e Spettacolo, si concentra sulla sfilata di Valeria Marini.

Nella categoria Ritratti troviamo i riferimenti più forti con la fotografia d’arte: negli scatti di Joost Van der Broek, la cui serie dedicata ai marinai cadetti sulle navi ex unione sovietica ricorda la fotografa d’arte Rineke Dijkstra; Martin Roemers propone ritratti di città in movimento, fra Calcutta Mumbai e Giacarta; fortissima e al tempo stesso intrisa di visione estetica, l’immagine di Ed Kashi di una bambina handicappata, deforme a causa dell’ agente arancio sparato dai soldati in Vietnam. Che poi ci possano essere dei suggerimenti interessanti anche per la stessa fotografia d’autore non è escluso: il premio accoglie anche alcune forme sperimentali di fotografia giornalistica. Nella categoria Attualità, infatti, una menzione speciale è conferita al lavoro presentato da Michael Wolf, intitolato Series of unfortunate events, in cui il fotografo ha realizzato scatti di immagini raccolte da google street view di incidenti in giro per il mondo.