Pubblicato su Forbes Italia magazine, novembre 2019.
Quella di San Patrignano è uno dei punti fermi della vita di Letizia Moratti, una delle donne più influenti della politica e della società italiana, oggi presidente di Ubi Banca e da sempre attiva in campo sociale. “Vado a visitare la comunità tutti i fine settimana”.
Quella voce ferma e autorevole delle occasioni pubbliche questa volta rivela una nota di partecipazione personale. È quella di Letizia Moratti, ex presidente della Rai, ex ministro della Pubblica Istruzione, ex sindaco di Milano. Parliamo di una delle donne più influenti della politica e della società italiana, oggi presidente di Ubi Banca e co-fondatrice della Fondazione San Patrignano. Proprio la comunità è un argomento che la tocca in modo particolare. “Il coinvolgimento personale mio e di mio marito è stato forte sin dalla nascita della fondazione nel settembre 1979, quando i giovani che componevano la comunità erano appena una decina. La comunità è stata vissuta da noi come una grande famiglia composta da persone straordinarie”, dice in un sorriso che si fa largo. Da donna impegnata in campo politico e finanziario, che ha ricoperto ruoli di prima fila, come riesce a conciliare le sue attività professionali con l’azione nel sociale? “I punti fermi della mia vita sono sempre stati la mia famiglia e San Patrignano. Vado a visitare comunità tutti i fine settimana; vi passo tutte le festività e le vacanze”. La risposta è semplice, ma piena di significato. A Forbes Italia ha raccontato una delle tante iniziative volute dalla Fondazione, la collezione d’arte “Work In progress”.
In che anno nasce il progetto?
La collezione d’arte contemporanea nasce nel 2016. Il primo contributo è arrivato dalla generosità di Carlo Traglio, che ha donato un nucleo importante di opere della Transavanguardia. Il suo contributo ha fissato l’alto livello delle donazioni sotto il profilo economico e culturale. Allo stato attuale la raccolta annovera quasi 50 opere. Alcune sono ispirate ai temi dell’accoglienza, della rinascita, del disagio sociale.
Lo strumento economico innovativo alla base della collezione è l’endowment. Si tratta di una formula che applicata alla gestione delle opere di una Fondazione costituisce un unicum in Italia. Mi spiegherebbe come funziona?
L’endowment è una dotazione patrimoniale finalizzata al sostegno delle spese straordinarie alla Fondazione San Patrignano. La donazione si caratterizza per vincoli specifici: il donatore può ricomprare l’opera donata esercitando un proprio diritto alla prelazione. Trascorso un periodo di cinque anni, la Fondazione può vendere l’opera solo tramite il circuito delle primarie case d’asta. L’alienazione dell’opera deve essere motivata attraverso una specifica necessità di risorse da parte della Fondazione.
Altro elemento che fa supporto alla leva finanziaria è la valorizzazione della collezione.
La valorizzazione è uno degli obblighi della Fondazione nei confronti dei donatori, siano essi artisti, collezionisti e galleristi. Questa, intesa quale strumento funzionale al costante processo di autoincremento della collezione in modo virtuoso, ricopre un ruolo chiave. Fino ad oggi la valorizzazione è stata messa in atto attraverso la creazione di una touring exhibition che ha consentito di far conoscere il progetto in diverse città: a Milano alla Triennale, a Roma al Maxxi, a Palermo a Manifesta. L’approdo finale della raccolta sarà al costituendo Museo di Arte Contemporanea di Rimini, in corso di apertura presso le due sedi prestigiose di Palazzo Podestà e Palazzo dell’Arengo. Affidata al museo in comodato d’uso, la collezione sarà esposta in modo permanente.
Il progetto della collezione è pensato, quindi, per avere un impatto di ampio raggio.
La collezione d’arte intende ricoprire un suo compito specifico nella rigenerazione del territorio, lungo un cammino che è stato già intrapreso dal Comune di Rimini in questa direzione. Si tratta di un percorso articolato che per la prima volta vede la collaborazione fra enti di diversa natura, di cui in primis il pubblico, rappresentato dal museo di Rimini, un ente no profit, ovvero la Fondazione di San Patrignano, e i privati, ovvero i donatori delle opere.
La collezione è stata anche il volano anche per produrre progetti di collaborazione fra gli artisti e i ragazzi della comunità.
La comunità di San Patrignano è da tempo un grande laboratorio in cui il lavoro dei ragazzi è inserito in collaborazioni con designer, studi di architettura di livello internazionale, in progetti di formazione che sono impegnativi. Alcuni artisti hanno voluto stabilire una relazione diretta con i ragazzi, lavorando in comunità nei laboratori d’arte: Vanessa Beecroft, ad esempio, ha scelto di lavorare con loro alla creazione di un grande murale che sarà prossimamente esposto a Rimini.
In un momento difficile per il terzo settore questo progetto sottintende dei messaggi importanti per la politica e la società italiana.
In un periodo storico in cui il pubblico fa fatica a riconoscere il ruolo portante per la società del mondo del volontariato, questo progetto suggerisce la necessità di trovare strade nuove per sostenere il terzo settore. La formula del partenariato fra mondi apparentemente distanti, ovvero il pubblico, il privato e il no profit, sembra diventare una strada concretamente percorribile.