Pubblicato su Forbes Italia Magazine n° 14 del dicembre 2018
Un’opera originale ha una dignità superiore o vale quanto le sue (infinite) possibili copie? Il tema filosofico-estetico è tornato di recente in auge, grazie alla mostra di Maurizio Cattelan e Alessandro Michele di Gucci a Shanghai, The Artist is present.
Del resto, si tratta di una relazione controversa, da sempre oggetto di dibattito, fino a diventare punto focale dell’opera di alcuni artisti. Come Gabriele Di Matteo, classe 1957, il cui tema centrale d’interesse è l’unicità dell’opera pittorica e delle sue copie. Il suo fortunato percorso, che lo ha portato ad esporre in importanti istituzioni internazionali come il Musèe de l’Art Moderne de la Ville de Paris, lo Zkm di Karlsruhe e il MamCo di Ginevra, ha sempre messo al centro questo argomento come oggetto di analisi.
Sin dalla sua prima mostra a Milano, nel 1989, aveva realizzato quattro o cinque riproduzioni dello stesso quadro, vendibili in successione. Quando sono arrivate le esposizioni nei maggiori musei internazionali, si è spinto fino a far produrre a pittori commerciali e copisti numerose riproduzioni della stessa opera, eseguite a partire dall’immagine del catalogo. L’episodio che ha consacrato il successo di questo filone di ricerca risale al 2009: China Made in Italy è il ciclo pittorico che Di Matteo ha realizzato per Art Unlimited ad Art Basel, in cui all’evento fieristico più importante su scala mondiale ha esposto un ciclo di pitture che sono le copie delle opere dei maestri di punta dell’arte cinese, come Zhang Xiaogang e Zhou Tiehai, in quel momento blue chip sul mercato internazionale.
Le copie a sua firma sono vendute in edizione illimitata a partire da cinquemila euro. L’esperimento è di successo: come racconta Di Matteo “un noto collezionista inglese che aveva acquisito un’opera originale di Yue Minjun ha comprato la mia riproduzione, e ancora oggi espone nella sua collezione i due pezzi, l’originale e la copia, uno accanto all’altra”.
Il suo desidero di approfondire il tema della riproduzione e dell’originale ha coinvolto “una delle opere più importanti per la storia della pittura moderna”, come dice lui stesso, il capolavoro di Velázquez Las Meninas, ossessione anche di Picasso. Ha invitato i copisti a realizzare le copie a partire dall’originale visto al Prado. L’opera è stata divisa in riquadri e riprodotta in sedici copie, in cui ciascun copista si è occupato di una parte del lavoro, come in una catena di montaggio industriale.
I duecentocinquantasei frammenti del quadro sono in vendita ciascuno separatamente. Di Matteo non ha dubbi: “il fare l’arte”, dice sorridendo, “deve sempre mettere in discussione l’arte stessa, altrimenti non ha senso”.