Che l’arte italiana sia ormai un brand creato ad hoc dalle due principali case d’asta internazionali è un fatto noto. E’ da quando sono state create le Italian Art Sales che il processo di costruzione è in corso, trovando nella formula dell’asta – evento il suo strumento più solido, dove la piazza londinese una volta l’anno è stata lo scenario ideale in cui abbiamo visto le due principali case d’asta contendersi ii mercato a colpi di lotti selezionatissimi dei principali movimenti di arte storicizzata italiana, come lo Spazialismo, l’Arte Povera, il gruppo Zero.
Negli anni questo lavoro ha contribuito a costruire l’immagine di un’arte italiana storica come segmento di mercato solido, stabile, affidabile, cresciuto assieme alla fama di alcuni e pochi artisti storici che ne costituiscono gli alfieri principali, amati dal mercato internazionale quali Manzoni Fontana, Boetti, Castellani Bonalumi, Pistoletto etc. Se poi aggiungiamo al lavoro delle principali case d’asta quello messo a punto dai numerosi dealers italiani di un certo peso, che trasferitisi a Londra, hanno cominciato a proporre l’arte italiana come asset agli investitori stranieri, si capisce bene come questo complesso lavoro di costruzione cominci a portare dei frutti maturi.
Questo è risultato che pare l’elemento più evidente emerso dalla sessione di martedì scorso dell’asta di Christie’s che si è tenuta a Milano, la Milan Modern and Contemporary, appuntamento creato solo tre anni fa, in una piazza come quella mlilanese che aveva visto ridurre negli ultimi la presenza dei dipartimenti delle principali case d’asta storiche. La formula scelta: la stessa delle aste londinesi, ed un catalogo un poco più ampio, suddiviso nell’arco di due sessioni, di cui una serale ed una pomeridiana come nelle più classiche sales internazionali. Altro elemento in gioco positivo è stato la scelta della settimana dell’apertura di Expo, del Museo Armani e della nuova Fondazione Prada e la Biennale di Venezia, strategicamente importanti per condurre in città investitori e appassionati in città, soprattutto stranieri.
Il record di incassi è stato pari a 18,3 milioni di Euro, con un totale di lotti venduti pari al 100% del totale: un sold assoluto, che costituisce quasi un vero e proprio unicum nelle aste di questo tipo. Mariolina Bassetti, direttore internazionale dipartimento Post-war & Contemporary ha dichiarato che la presenza maggioritaria di collezionisti stranieri, porta la maison di Pinault a centrare l’obiettivo di lavoro di tanti anni, che era quello di rendere l’arte italiana un vero e proprio asset di investimento internazionale.
Non è solo quantità di lotti venduti a stupire, ma lo sono alcune quotazioni che sono state messe a segno in questa occasione: innanzitutto Lucio Fontana si segnala come sempre come l’artista più amato e noto dal collezionismo internazionale, che si è conteso non solo il classico taglio, (Concetto Spaziale, Attesa del 1964-65, stimato 600-900 mila euro, ha toccato il 1.7 milioni di euro, e il Concetto Spaziale, attese del 1964, blu quattro tagli, che è stato aggiudicato per 1.5 milioni). Quello che più ha stupito è l’amore da parte del collezionismo anche di alcuni pezzi certamente più difficili e lontani dal gusto più comune quali un Caminetto in ceramica, pezzo complesso, composto di sei elementi diversi, di smalto e ceramica, che, a partire da una stima di 100-120.000 euro, è volato al 1.500.000 di euro. Un accadimento sorprendente.
Altra sorpresa sono le quotazioni molto alte che ha raggiunto Fausto Melotti, di cui erano presenti molti lotti in catalogo e di cui molti presentati alla sessione pomeridiana, venduti con un prezzo di battuta di molto superiore alle stime. Per dare un esempio, Il viaggio della luna del 1973, a partire da una stima di 150-200.000 euro è stata aggiudicato a 606.000 euro.
Non è certamente una sorpresa, ma una conferma l’alto apprezzamento mostrato in questa seduta per alcuni nomi costanti nelle aste internazionali come Alighieri Boetti, Enrico Castellani e Agostino Bonalumi, cui recentemente si è aggiunto anche Paolo Scheggi. Il primo con Il progressivo svanire della consuetudine è arrivato a 706.800 euro a partire da una stima di 350-550 mila euro; il secondo con una Superficie argento è arrivato ai 303.600 euro su una stima pari alla metà (150-200.000 euro); il terzo con un Nero degli assai Sessanta ha segnato i 404.400 euro su una valutazione pari a 180-250.000 euro; l’ultimo anche in questa sessione non ha deluso le aspettative in costante crescita degli ultimi anni con l’Intersuperficie curva dal rosso, arrivando agli 820.200 euro su una stima cauta, appena fra i 300-500 mila euro. Infine anche Michelangelo Pistoletto, conferma il trend positivo degli ultimi anni: con un Ritratto di Clino della collezione Trini Castelli, sfiora gli 800.000 euro (782.400 euro) a partire dalla stima pari alla metà ( 350-550.000 euro).
Che sia vero che l’arte italiana sia diventata un asset di investimento conteso dai collezionisti internazionali? I risultati di questi giorni lasciano ben sperare.